Comunarde. Storia di donne sulle barricate by Federica Castelli

Comunarde. Storia di donne sulle barricate by Federica Castelli

autore:Federica Castelli [Castelli, Federica]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Armillaria
pubblicato: 2021-12-14T23:00:00+00:00


Imbracciare un fucile: questione di privilegio

E le armate della Comune

contarono nelle loro compagnie

donne cantiniere, infermiere, soldati,

ovunque frammischiate, senza distinzione.

Louise Michel, La Comune, p. 147

L’11 aprile 1871 un appello sul Journal Officiel della Comune esorta le cittadine a salire sulle barricate. Il testo invita le donne a riunirsi la sera stessa «al fine di prendere risoluzioni definitive per la formazione in tutti gli arrondissements di comitati, allo scopo di organizzare il movimento delle donne per la difesa di Parigi» ( Appel aux citoyennes de Paris, Journal Officiel de la Commune, 11 aprile 1871). Da quella riunione, che ha luogo nella sala Larched al 79 di rue du Temple, nascerà l’ Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés.

Fondata da Elisabeth Dmitrieff assieme a Nathalie Lemel, l’ Union era un’associazione rivoluzionaria composta per la maggior parte da donne lavoratrici. Per questa sua composizione a maggioranza proletaria, venne subito considerata la sezione femminile dell’Internazionale. Si occupava di difesa e di assistenza militare, ma non solo. Al centro delle sue istanze c’erano anche i temi della riappropriazione dei tempi e dei modi del lavoro da parte delle donne e l’accesso all’indipendenza economica.

L’azione dell’ Union si muoveva su più livelli: la protezione della popolazione civile, il soccorso ai feriti, l’insegnamento, l’organizzazione del lavoro femminile, la lotta ideologica. Le donne che ne facevano parte svilupparono un loro programma socialista, in cui avanzano forti critiche alle teorie sociali del lavoro del tempo, rifiutandone la visione patriarcale e androcentrica e i programmi esplicitamente misogini. Evidenziarono le contraddizioni interne alle teorie del lavoro socialiste, che rifiutavano di riconoscere la natura essenziale e permanente del lavoro femminile. Presentarono una critica socialista e di genere alla proprietà e alle relazioni capitaliste che permanevano anche nel nuovo assetto creato dalla Comune, sottolineando con forza le ripercussioni economiche dell’ideologia borghese della domesticità e delle sfere separate.

Nonostante questi attacchi, l’ Union fu la sola associazione femminile a ricevere aiuto e riconoscimento dal governo della Comune. Questo perché, lo abbiamo visto, per quanto innovativo e rivoluzionario sotto moltissimi aspetti, esso rimaneva ancora impregnato delle retoriche borghesi e patriarcali dell’epoca, dimostrandosi nei confronti dell’azione politica delle donne, soprattutto davanti all’azione popolare, conservatore e riluttante. Per questo motivo i clubs femminili non ricevettero mai alcun riconoscimento governativo. Allo stesso modo, la stampa comunarda non diede mai spazio a notizie o commenti relativi agli incontri nei clubs, mentre pubblicizzò le azioni intraprese dall’ Union che, al contrario dei clubs, era altamente strutturata e organizzata. La contraddizione colpisce. Sembrerebbe quasi che, al fondo dell’esperienza comunarda, permanga una sorta di lieve diffidenza verso le forme di democrazia diretta esercitate nei clubs, considerate troppo radicali e forse poco affidabili proprio per la loro particolare configurazione. I clubs, infatti, non avevano una vera struttura ed erano pochissimo organizzati ma, soprattutto, erano davvero aperti a tutte e a tutti.

Oltre all’ Union esiste una costellazione ricchissima di realtà, di pratiche e di associazioni meno conosciute: l’azione più estrema viene portata avanti soprattutto in comitati di quartiere indipendenti dall’associazione. I



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